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Album commemorativo Materiale attinente: |
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Il nocciolo della crocchetta / questione | |
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Tutte le composizioni sono di Frank Zappa. |
Note di copertina di Simon Prentis |
OMISSIONE IMPOSSIBILE - Perché non riusciamo a distogliere lo sguardo |
La “continuità concettuale” può rappresentare una questione spinosa per i fan di Zappa. È un’espressione che tutti conosciamo nell’ambito della sua opera, ma quando si arriva al dunque, che cosa significa per davvero? Si tratta della ricorrenza di determinati temi simbolici - barboncini, ♫ “Louie Louie” e pompini ▶ - riferimenti occulti e parole segrete, oppure qualcosa di completamente diverso? Nel 1971, la “Cartella Stampa Personalizzata delle Mothers of Invention” ▲ annunciava che “c’è, e c’è sempre stato, un controllo cosciente sugli elementi tematici e strutturali che fluiscono attraverso tutti gli album, tutte le esibizioni dal vivo e tutte le interviste”. |
Eppure, come il povero Mike Nesmith che si fingeva Frank Zappa in quel famoso episodio dei Monkees, i nostri tentativi di localizzare l’anima della musica (“È sul primo e sul settimo o sul primo e sul quinto?”) possono lasciarci spiazzati in malo modo: non solo a volte sta sul terzo e sul quinto, ma può anche darsi che stiamo ponendo una domanda completamente sbagliata. Perché nella continuità che collega il concetto di AAAFNRAA (Qualsiasi Cosa, in Qualsiasi Momento, Ovunque, senza Alcun Motivo) i simboli contano meno della simbiosi - l’interazione tra i pezzi organici del puzzle sarà sempre più interessante di qualsiasi particolare cagnolino, inno o gratificazione. |
E allora che diavolo c’entra un apostrofo (’)? |
Nella canzone “Piedi puzzolenti”, come noto, il cane Fido risponde al suo interlocutore umano spiegando che questo fastidioso peccatuccio di punteggiatura è il nocciolo della crocchetta / questione ▶ della continuità concettuale. In che modo, però? L’unica, apparentemente, volta che Frank fu interpellato esplicitamente sul rompicapo in questione, affermò che quello che aveva in mente era la funzione che “denota possesso”; forse, però, non dovremmo concederci di prendere ciò troppo sul serio. |
In primo luogo, l’affermazione di Fido è subito messa in dubbio da una valanga di parole comunemente apostrofate che non c’entrano nulla con il possesso (IT DOESN’T, AN’ YOU CAN’T, I WON’T, AN’ IT DON’T. IT HASN’T, IT ISN’T, IT EVEN AIN’T, AN’ IT SHOULDN’T…). In secondo luogo, Frank era troppo intrigato dalle polivalenti (per non dire malevoli) possibilità in agguato in quasi tutti gli aspetti della realtà per vincolarsi a una sola interpretazione, e neanche noi dovremmo farlo. E per essere a tal riguardo pedanti fino all’eccesso, in realtà un apostrofo non “denota possesso”: la sua funzione possessiva deriva infatti da una contrazione del cosiddetto “genitivo sassone”, quindi l’unica cosa univocamente segnalata da un apostrofo è l’omissione di qualche cosa, che implichi possesso oppure no. Controllate pure. |
L’omissione può avere però molti pregi: non erano soltanto i minimalisti a sapere che il meno può rivelarsi un più. Sapere cosa omettere è l’essenza di un montaggio di successo, e l’abilità nel montaggio è al centro dell’arte di Zappa. Il suo ben documentato (e comunque incredibilmente intenso) odio verso i pirati discografici non aveva a che fare soltanto con la proprietà della sua produzione: come lui mi disse nel lontano 1982, aveva più a che fare con il controllo estetico e con il mantenimento della qualità di quello che veniva pubblicato a suo nome. |
Allora la domanda si pone: presentando in un album come questo gli scarti di Zappa ed esponendo al pubblico le sue omissioni apostrofiche, gli stiamo rendendo un buon servizio? Se lui fosse ancora tra noi, probabilmente non ne sarebbe molto contento: il Caveau è sempre stato soltanto una risorsa ▶ dalla quale attingere la materia prima delle frittelle per il suo gregge ▶. Ma per quelli tra noi ancora paralizzati dalla vastità sconcertante della sua produzione, l’omissione è un’opzione che siamo meno disposti ad accettare: con ancora così tante squisitezze, non riusciamo a distogliere lo sguardo - e, come per molti suoi album, l’arte di “Apostrofo (’)” può essere intravista non solo in ciò che è stato scartato ma anche in ciò che ha continuato a esistere. Ed entrambi questi elementi sono ben rappresentati nella confezione che state tenendo in mano. |
La genesi di questo disco è iniziata con una scoperta fatta durante una delle spedizioni speleologiche più proficue del Maestro del Caveau Joe Travers, durante la quale si è scoperto che Frank aveva iniziato a compilare un album “Apostrofo (’)” nel giugno del 1973 - anche se sembra che l’idea di un album con questo nome circolasse già dal 1971 - e che era molto diverso dall’album che alla fine pubblicò. Fin qui, tutto normale: fino a quando il nastro originale non veniva depositato, niente era mai scolpito nella roccia, e le cose potevano e volevano cambiare in continuazione, e così facevano. |
Ma ciò che ha fatto la differenza, tra le altre cose, è stato rendersi conto che il pezzo adesso conosciuto come “Giù nella rugiada” (pubblicato la prima volta sull’album “Cuoio”) e il pezzo “Apostrofo’” che dà il titolo all’album erano in origine due parti di un unico brano dal titolo sorprendentemente semplice (per essere una composizione di Zappa) di “Frontiera di energia”, registrate separatamente nello stesso giorno del novembre del 1972 con Jack Bruce, Jim Gordon e Tony Duran. La prima parte di questo brano è diventata “Giù nella rugiada”, mentre la seconda parte, intitolata “Frontiera di energia - Ponte” (pur senza far capire verso dove portasse questo ponte) si è trasformata in “Apostrofo’”. Questi due brani sono stati messi in sequenza da Frank per compilare l’ultima parte del primo lato della bobina di lavoro dell’album, dopo “Detriti cosmici” e “Zio Remo” - il cui ultimo verso sembrerebbe avere dato il nome a “Giù nella rugiada” - anche se a quel punto la sezione “ponte” di “Frontiera di energia” era diventata “Crapa Pelata”. Siete già abbastanza confusi? |
Ma prima di scendere in maggiori dettagli sui piaceri a venire per le cene e per i balli ▶, permettetemi di deviare brevemente il discorso con un altro tipo di apostrofo: Oh. Mio. Dio. (Ricordando che un “apostrofo” è anche “un riferimento a una persona immaginaria o assente”). L’impiego di un appello retorico al divino è, in questo frangente, uno spunto per ricordare a noi stessi proprio quanto fosse, e ancora è, incredibilmente valido “Apostrofo (’)” come album: maggior successo di mercato fra tutti i dischi di Frank, non solo alla fine vinse un disco d’oro, ma nel giro di 11 settimane toccò addirittura la vetta vertiginosa del nº 10 nelle classifiche dei dischi del settimanale Billboard. In quell’anno c’erano in competizione dischi come “461 Ocean Boulevard” di Eric Clapton, “Band in Fuga” di Paul McCartney e “Caribù” di Elton John. Nella settimana in cui esordì “Apostrofo (’)”, in cima al Billboard c’era “Come Eravamo” di Barbra Streisand: è stato quindi un risultato straordinario l’avere raggiunto il decimo posto con un album di materiale che oltraggiava quasi tutte le convenzioni sociali, sessuali e musicali del tempo. |
Come ampiamente riportato, Frank ne fu così compiaciuto che ingaggiò una banda musicale di 50 elementi per sfilare su e giù davanti agli uffici della Warner Brothers a Burbank con dei cartelli, su uno c’era scritto “Warner Brothers, avete una GRAN BELLA squadra”, su un altro “Chiunque riesca a far arrivare un LP di Frank Zappa anche solo in fondo alla Top Ten, secondo me va forte”. |
Ma probabilmente questo successo inedito (anche se non ripetuto, purtroppo) aveva poco a che fare con le capacità pubblicitarie della Warner Brothers: la sua inaspettata ascesa fino in cima alle classifiche può essere più ragionevolmente attribuita a un remix non autorizzato dei primi due pezzi fatto da un DJ di Pittsburgh in un “disco novità” che fece molti passaggi nelle radio di quella zona. Sempre rapido a fiutare tutte le opportunità, Frank prontamente pubblicò il proprio remix come singolo, abbinato furbamente a “Detriti cosmici” sul lato B. |
La sua versione del singolo “Non mangiare la neve gialla” in realtà combina segmenti dei primi tre pezzi dell’album, sfumando in un assaggio stuzzicante dei fuochi d’artificio acustici di “Colazione con frittelle per Sant’Alfonso” - senza dubbio un tentativo furtivo di attirare maggior attenzione verso il fascino musicale del disco. In questo senso funziona come una versione compressa di quella che diventò poi nota come la “Suite della neve gialla” - una versione ampliata e arricchita dei primi quattro pezzi dell’album pubblicato, un vero punto fermo delle tournée del 1973-74 poi riproposto dalla band delle tournée del 1978-80 (una bella versione di quest’ultima si trova su “Non Potrete Più Fare Questo sul Palco, Volume 1”, con tanto di partecipazione del pubblico). Non è difficile capire perché: a parte l’ovvio motivo di essere nota al pubblico, si tratta di una superba vetrina sia per le sue capacità compositive sia per l’eccezionale talento musicale della band, e presenta alcuni dei più irriverenti e surreali testi di Zappa, tutti rigorosamente orientati a prendere allegramente in giro le idiozie delle convenzioni, delle reclame e delle religioni organizzate. Per quanto riguarda i testi, sono il vero cuore del progetto, un obiettivo che si manifesta più palesemente in “Detriti cosmici”. |
In questo disco abbiamo quindi un’istantanea dell’album-progetto “Apostrofo (’)” come si stava sviluppando a metà del 1973: una prima bozza del primo lato del disco, con un ordinamento e un mix molto diversi rispetto ai pezzi che alla fine sono stati inclusi nel disco una volta finito; una versione completa della “Suite della neve gialla” come si era evoluta in tournée, e che Frank stesso descrive nell’intervista di accompagnamento come “due canzoni” - anche se poi, quando l’album uscì, lui le divise in quattro pezzi; un mix scartato di “Forza eccentrifuga”; e una selezione di altri scarti e tracce di base dalle sessioni di registrazione che si erano tenute fino a quel momento e aspettavano solo che l’alchimia del mixaggio e del montaggio ne tramutasse il materiale di partenza nell’oro di “Apostrofo (’)”. |
Ma suddividendo “Apostrofo (’)”, come qualunque altro album, per capire come il tutto è collegato, si rischia di cominciare a percepirlo meno come un album e più come un assemblaggio ad hoc - molto più simile, ad esempio, a “Le Donnole Mi Hanno Lacerato la Carne” o a “L’Uomo da Utopia”. E questo è un dato di fatto che non può essere ignorato: ogni possibile continuità intuita nel posizionamento dei pezzi sembrerà d’ora in poi più concettuale che strutturale. Ma il fatto è che la maggior parte degli album è stata preparata così, nonostante il modo in cui siamo arrivati a percepirli. Jimmy Carl Black una volta mi ha detto che, fino a quando i dischi non venivano pubblicati, lui non aveva idea di quale forma avrebbero in realtà preso le musiche che infine diventarono “Lo Facciamo Solo per Soldi”, “Ruben & The Jets” e “Zio Carne”, essendo il materiale stato prodotto tutto insieme in studio. In ultima analisi, sta tutto nel montaggio: addizione per omissione. |
Allora, eccola qui, un’ampia scelta di versioni alternative e di tracce di base recuperate dagli scaffali dove i nastri vanno a morire ▶, finalmente liberi di esprimere la loro scintilla di intuizione oltre il confine tra ‘a quel tempo’ e ‘successivamente’ ▶. Ma non è finita qui. Per non farci diventare quelle ventose / quei coglioni che si sono allineati perfettamente ▶, c’è un altro compito da svolgere - una presa di possesso. Per fare in modo che questo album non sia soltanto una sbirciatina dietro le quinte - l’ennesima emozione da poco ▶ - adesso tocca a voi. Riprendete l’album originale e ascoltatelo tutto così come è stato concepito per essere ascoltato - ma adesso con le orecchie pronte per il nocciolo della crocchetta / questione ▶, l’essenza dell’apostrofo, e meglio sintonizzate sull’arte dell’abilità di Frank: omissione compiuta. |
1. Detriti cosmici |
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[Note di Simon Prentis] Tranne sei secondi di ottoni in più nell’introduzione, la versione di “Detriti cosmici” in questo disco è essenzialmente la stessa pubblicata sull’album: stesso mix, stessi strumenti, stessa registrazione. Però, collocandola in pole position, Frank ne sottolinea l’importanza per il suo tema generale. Già da prima aveva preso di mira i ciarlatani e le baggianate pseudo-religiose della New Age, ma nel 1973 il connubio dilagante tra i guru auto-proclamati e le pop-star e altre celebrità richiedeva una seria attenzione satirica. Era una lacuna che Frank è stato felicissimo di colmare, e ha puntato dritto alla giugulare: |
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una frase che inchioda in pieno il grossolano affarismo di un uomo del mistero talmente ignorante in materia da non saper neanche pronunciare correttamente “Nirvana”. L’immagine di “detriti” per descrivere gli sciatti presupposti e la losca cosmologia di tali commercianti spirituali di olio di serpente è un tema in seguito rivisitato con entusiasmo nella grafica di “Taglia Unica per Tutti” ed esplorato ulteriormente nelle “Avventure di Gregorio Pecari” ▲. |
L’uomo del mistero arrivò |
E disse: “Io sono di gran lunga il migliore” |
Disse che, pagando una tariffa standard |
Quella sera stessa al Nirvonna potevo arrivare |
Se ero pronto, disposto e capace ▶ |
Di pagargli la sua normale rimunerazione |
Avrebbe mollato tutti gli altri suoi affari urgenti |
Per dedicare a me la sua attenzione |
Ma io dissi: |
“Fratello, chi vuoi coglionare con quei detriti cosmici, eh? |
Dimmi, chi vuoi coglionare con quei detriti cosmici? |
Fratello, non perder tempo con me” |
L’uomo del mistero s’innervosì |
E iniziò a dimenarsi |
Infilò una mano nella tasca della sua vestaglia del mistero |
E tirò fuori un kit per radersi |
Ebbene, ci sarà un rasoio, pensai |
E una bomboletta di schiuma da barba, ma lui mi ha detto |
Proprio mentre il coperchio si apriva di scatto |
Che la sua scatoletta poteva fare di tutto |
Con l’unguento di Afro Dita |
E la polvere del Gran Wazoo ▶ |
Disse: “Guarirà pure la tua asma, amichetto mio, non importa cosa pensi tu!” |
Ed io dissi: |
“Fratello, chi vuoi coglionare con quei detriti cosmici, eh? |
Comunque, dimmi, che razza di gurù sei tu? |
Fratello, non perder tempo con me |
Non perder tempo…” |
[Strumentale] |
“Ho già i miei problemi”, dissi |
“E tu non puoi aiutarmi in nessun caso |
Quindi prendi le tue meditazioni e le tue preparazioni |
E ficcatele su per il naso” |
“ASPETTA, HO UNA SFERA DI CRISTALLO!” |
Disse, e la mise sotto la luce |
Allora io gliela strappai via |
E gli feci vedere come farlo in maniera efficace |
Mi arrotolai un giornale sulla testa |
In modo da sembrare ‘profondo’ |
Poi recitai qualche abracadabra |
E gli dissi che si sarebbe addormentato in un secondo |
Gli rubai gli anelli e l’orologio da tasca |
E tutto quello che trovai là |
Avevo ipnotizzato quel babbeo |
Non poteva nemmeno dire ‘bah’ |
Continuai poi predicendogli il futuro |
Fino a quando lui avesse continuato a battere la fiacca |
Dissi: “Il prezzo della carne è appena salito |
E la tua tipa è appena scesa di bocca” |
Fratello, chi vuoi coglionare con quei detriti cosmici, eh? |
(Dimmi, è un vero poncho o è un poncho dei grandi magazzini Sears? ▶) |
Sai una cosa? Potresti fare più soldi come macellaio |
Quindi non perder tempo con me |
Non perderlo, non perder tempo con me |
Om shanti, om shanti, om shanti-om |
SHANTI |
2. Zio Remo |
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[Note di Simon Prentis] La seguente è “Zio Remo”. Accostata così, il lussureggiante funk del pianoforte la pone in netto contrasto con il cinismo saccente di “Detriti cosmici”, che stronca senza se e senza ma il proprio bersaglio. La versione presentata qui è un mix alternativo dalla sessione negli studi Paramount del 24 maggio 1972 che si tenne alla fine delle registrazioni della orchestra “Gran Wazoo”. Le coriste - Tina Turner e le Ikettes, non dimentichiamolo - sono mixate più in primo piano e, aggiungendo 75 secondi rispetto al montaggio nell’album, George ha una strofa in più per esibire pathos con il suo pianoforte (molto abilmente spalleggiato dal tono meditabondo della chitarra di Frank). È interessante notare che in origine questa sessione non doveva essere pubblicata su un album di FZ. Lasciamo che sia George Duke a raccontarci la storia, da un’intervista inedita nel 1997 con Andy Hollinden (che con la presente ringrazio): |
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Il che serve soltanto a dimostrare ▶ che non si può mai dire: qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, ovunque, senza alcun motivo. D’altronde non è difficile capire che cosa potrebbe avere spinto Frank: questa è una canzone ricca in egual misura di umorismo e compassione, che si interroga su quanto siano veramente progrediti i diritti civili degli afroamericani dalle sommosse di Watts (l’argomento di “Problemi ogni giorno” ▲), se poi tutto si riduce alla libertà di “essere proprio una bomba con questi vestiti” e all’aspirazione a farsi crescere la capigliatura afro. È una domanda che ancora oggi echeggia negli Stati Uniti: visto che, quando uscite dai ranghi, rischiate di essere spruzzati con una pompa dell’acqua, lavorare sodo non vi assicurerà alcuna redenzione, se a vostro sfavore remano ricchi (bianchi) che hanno pupazzetti (negri) in giardino (strano ma vero: una volta l’ingresso dello studio di Zappa era sorvegliato proprio da un pupazzo così - con dipinta sopra un’elegante Z - il cui aspetto malconcio lasciava intuire che fosse già stato buttato giù in qualche giardino). |
Oh, ce la stiamo prendendo troppo comoda? |
Hai visto come stiamo, Zio Remo? |
Con questi vestiti siamo proprio una bomba |
(Sì, davvero) |
Sempre che non ci annaffino con una pompa |
Di giorno non è poi malaccio |
Se, mentre passi, ti spruzzano acqua fresca |
Ma non d’inverno, quando diventa ghiaccio |
E fa male se ti colpisce sulla testa |
Sulla testa |
Continuate a lavorare (Continuate a lavorare) a testa bassa, così dicono |
Con questo ci riscatteremo (ci riscatteremo), Zio Remo? (Zio Remo) |
Non vedo l’ora che la mia capigliatura afro sia cresciuta del tutto |
Soltanto a casa, mi toglierò il cerchietto |
Che cosa? |
Andrò a Beverly Hills, prima che albeggi |
E nei giardini dei ricconi butterò giù quei pupazzetti negri |
E prima che si sveglino sarò sparito da quei paraggi |
Continuate a lavorare a testa bassa, così dicono |
Con questo ci riscatteremo, Zio Remo? |
Non vedo l’ora che la mia capigliatura afro sia cresciuta del tutto |
Soltanto a casa, mi toglierò il cerchietto |
Andrò in macchina a Beverly Hills prima che albeggi |
E nei giardini dei ricconi butterò giù i pupazzetti negri |
E prima che si sveglino sarò sparito da quei paraggi |
Prima che si sveglino sarò sparito, sarò sparito |
Prima che si sveglino avrò buttato giù nei giardini i pupazzi negri |
Per terra, nella rugiada |
3. Per terra, nella rugiada |
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[Note di Simon Prentis] Il terzo pezzo è “Giù nella rugiada” che, come già notato ▲, sembra essere stato concepito come parte di un pezzo più ampio. Questa versione è un mix diverso e anche, essendo 20 secondi più lungo, un montaggio molto diverso dalla versione pubblicata infine su “Cuoio”. La cosa interessante è proprio quanto sia diversa dagli altri due scarti (i pezzi 8 e 9) che Joe ha trovato. |
[Strumentale] |
4. Apostrofo’ |
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[Strumentale] |
5. La storia di “Non mangiare la neve gialla / Colazione con frittelle per Sant’Alfonso” |
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[Note di Simon Prentis] Il quinto pezzo è un breve intermezzo parlato in cui Frank tratteggia a un giornalista australiano la storia della “Suite della neve gialla”, svelando anche che cosa gli ispirò “Colazione con frittelle per Sant’Alfonso”, cioè uno spot televisivo della Imperial Margarine talmente “insopportabile” da sentirsi in dovere di immortalarlo in una canzone. È un esempio eloquente della sua propensione a piazzare, in alcune delle sue invenzioni più apparentemente assurde, materiale a caso al centro della scena: se cercate follia, non c’è niente di meglio della realtà stessa. Non è chiaro se o quale Sant’Alfonso sia o sia stato davvero il santo patrono dei pescatori di osmeri di origini portoghesi, ma il delta del fiume Columbia è molto noto come zona di pesca di osmeri (altrimenti noti come pesci-candela, hooligan, o eulachon del Pacifico. D’altronde, probabilmente, già lo sapevate). |
[Intervistatore] È possibile che farai degli altri numeri comici come… |
[FZ] Beh, adesso nello spettacolo abbiamo una cosa che potrebbe essere definita come numero comico. Si tratta di una nuova suite che non è stata ancora pubblicata. |
È una combinazione di due canzoni. Una di queste si chiama “Non mangiare la neve gialla”. Parla di un eschimese, della sua foca e di un malvagio cacciatore di pellicce. E questo… E al malvagio cacciatore di pellicce ehm… succede qualcosa di terribile e quindi deve porci rimedio, e per porci rimedio si mette in cerca ehm… beh, deve arrancare attraverso la tundra in modo da arrivare alla parrocchia di Sant’Alfonso alla radice del delta del fiume Columbia. E deve cercare il rappresentante di Sant’Alfonso, il patrono dei pescatori di osmeri di origini portoghesi. |
E… deve trovare l’unico rappresentante ufficiale in Terra di Sant’Alfonso, Padre Viviano O’Blio, uomo di clero. |
DAN-DAN-DAN! ▶ |
[Intervistatore] Eh eh |
[FZ] E poi ehm… Le due canzoni sono “Non mangiare la neve gialla” e “Colazione con frittelle per Sant’Alfonso”. |
[FZ] Di tanto in tanto guardo la televisione e… alcune cose che ho visto in televisione mi hanno talmente entusiasmato da scriverci delle canzoni. “Colazione con frittelle per Sant’Alfonso” ha qualche… ha origine da uno spot televisivo negli Stati Uniti. |
Te lo racconto. |
C’è una margarina negli Stati Uniti, la Imperial Margarine, che ha questo spot che è talmente di cattivo gusto da farti venir voglia di morire ogni volta che passa. |
C’è un giovanotto nero seduto in un letto che si è appena svegliato e tiene la coperta così. Al che la sua giovane fidanzata arriva nella stanza arrancando con un vassoio. Lei entra e lui dice: “Oh, accipicchia! Frittelle e burro!” E lei dice: “Buongiorno, Vostra Altezza! No, non è burro!” E non appena lei dice “Vostra Altezza”, sulla testa di lui appare una corona. Fa “Ding!” Così, eh eh eh! E si prende un bel po’ di quelle frittelle e inizia a spalmargliela sopra e fa: “Hmm hmm… Ha proprio un sapore migliore del burro”, capisci. Dio, è orribile! È proprio… |
Quando guardavamo dei film di fantascienza, lo vedevamo due o tre volte a sera, e quando passava, mi rotolavo per tutto il divano, sai. Proprio insopportabile. |
Così si è trasformato in una canzone. |
6. Non mangiare la neve gialla + Colazione con frittelle per Sant’Alfonso |
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[Note di Simon Prentis] La registrazione della “Suite della neve gialla”, il sesto pezzo che rappresenta il cuore del disco, è un’esecuzione del giorno precedente la registrazione pubblicata come “Neve gialla australiana” su “Momento Propizio Unico”. Quest’ultima era un montaggio della versione completa presentata qui (omette la parte vocale di Sal Marquez su “Padre O’Blio”), è però qui che FZ tira fuori per la prima volta l’idea di un trattino che sta per “qualcosa che potrebbe essere utilizzato per gratificazione erotica da una disperatissima stenografa” (una formulazione che gli piacque tanto che la ripeté il giorno successivo). |
Ciò fa capire - nel caso già non l’avessimo capito - che la sua associazione di parole che compongono le lettere MAR-JUH-RENE era improvvisata al momento ogni giorno. Quelli di voi che già avevano apprezzato la sua brillante esibizione sulla “Neve australiana” (gli elementi da segnalare sono M per marsupiale, H per omuncolo ▶ e R per rebus) saranno ancora più stuzzicati da A per australopiteco (quanti neanche sanno cosa sia e tanto meno sanno pronunciarlo correttamente?) H per arrapato in America e infoiato in Australia (evidentemente, aveva fatto le sue ricerche) ed E per la “estesa, soverchiante, odiosa, onnipresente, commestibile” E all’ennesima potenza (seguita da “una N che è la N dell’ennesima potenza della E che avete appena sentito”). |
Da dove aveva preso queste cose? C’era qualcosa che lui non sapesse? Saltare di palo in frasca dalla paleoantropologia alla matematica pura, senza soluzione di continuità, usando un gergo semi-semiotico - il tutto su un’ortografia volutamente sbagliata di un panetto di margarina che uno sconvolto cacciatore di pellicce stava usando per guarire i propri occhi deflitti? È ‘troppo bello’, com’era solito dire il Capitano Cuore di Manzo. |
E poi, il giorno successivo, dopo che un qualche idiota aveva lanciato un petardo in mezzo al pubblico (e ciò dopo l’incendio a Montreux… ci credereste?), lui senza esitazione risponde a tono con: “La ‘M’ della margarina del mistero deve stare per minchione, che è quel genere di persona che accende petardi in una sala affollata, e la A di margarina sta per acefalo, come se minchione non fosse una parola sufficiente per descrivere quel pezzo di merda e R in questo caso sta per ratto, cioè quello che costui anche è, per avere acceso dei petardi in questa sala, e c’è un trattino, signore e signori, ‘M-A-R-trattino’ il trattino dovrebbe essergli ficcato su per il culo, ‘M-A-R-trattino-J’ e J sta per carcere minorile, è lì che lo avrebbero mandato se lo avessero acciuffato a Los Angeles e U sta per Unguentine, che è un farmaco per le ustioni che potrebbe essere usato da una potenziale vittima della sua stupidità, amici…” Unguentine? Ma sì, certo: è così, ovviamente. |
E non si tratta soltanto di mera inventiva lirica. La breve infiorettatura da parte della band all’inizio di questa versione della “Suite della neve gialla” si distingue per due interpretazioni assurdamente compresse del “gran tema di Nanook” - una melodia citata nell’opera di Zappa quasi quanto ♫ “Louie Louie”. |
Ed ecco il punto. Nonostante il suo aspetto palese di melodia che si snoda in modo improbabile su e giù lungo una peculiare scala apparentemente molto tipica di Zappa (du-DIdu-dadi-dudli-dadi-du-da, di-do-da-do-DAA-di-du), questo genuino motivetto si rivela essere nient’altro che una citazione sublimemente depravata del verso iniziale di ♫ “Sole di mezzanotte” di Lionel Hampton, un classico del jazz molto noto agli intenditori. Se non siete intenditori - come me, purtroppo, fino a poco tempo fa - vi consiglio caldamente di ascoltare l’originale. Scoprire il pedigree “di sana pianta reclamistico” ▶ di questa canzone storica è forse il più straordinario dei tanti momenti musicali sbalorditivi dell’album “Apostrofo (’)”: riuscire a contrabbandare in bella vista una versione distorta del tema classico di “Sole di mezzanotte” in una canzone che parla del Nord gelato e di sorbetti di piscio di cane è al tempo stesso un golpe contro-culturale mostruosamente intelligente e un omaggio sfacciato di altissimo livello (se mai doveste incolpare qualcuno per il suono del vibrafono, caratteristica così distintiva nella musica di Zappa, vi basta indirizzarvi verso il mitico “Hamp”). |
E a proposito di compressione assurda, un altro passaggio degno di nota in questa versione deliziosamente modulata è la ripresa “molto, molto, molto molto veloce” di “Colazione con frittelle per Sant’Alfonso” eseguita a velocità bionica da una band che, dopo due mesi di tournée e tutta una serie di sessioni in studio, conosceva davvero a menadito questo materiale. Come sempre, i giri di bacchette di Ruth sono esemplari nella loro straordinaria precisione, però le lodi devono andare anche a Bruce Fowler e Sal Marquez per come si scagliano contro i limiti del possibile. E dopo, proprio mentre la suite si sta concludendo, quella sezione ritmica incredibilmente serrata viene spinta verso nuove vette dalla criptica istruzione di Frank “Unitevi al viaggio e nutritevi del mio coraggio!” - che innesca una vertiginosa esecuzione virtuosa in 28 secondi della composizione altrimenti senza nome che precede il segmento “Gruppo di stenografe” di “Gregorio Pecari” (al tempo ancora impiegato come introduzione a “O’Blio più lontano” - una sua prima versione può essere ascoltata su “Malattie Immaginarie”). |
Uno, due, tre, quattro… |
No, no, non mangiarla |
No, no, non mangiarla |
No, no, non mangiarla |
No, no, non mangiarla |
Di essere un eschimese ho sognato |
Aveva iniziato a soffiare un vento gelato |
Sotto i miei stivali e intorno al mio alluce assiderato |
Il terreno sotto era morso dal gelo |
E c’erano quaranta gradi sottozero |
E mia madre gridò |
Disse: |
“Nanook, no, no |
Non sprecare i tuoi soldi: non andare allo show” |
E io mi girai e dissi: |
“OH-OH” |
E l’aurora boreale balenò |
E lei disse: |
“STA’ ATTENTO A DOVE VANNO GLI HUSKY |
E NON MANGIARE QUELLA NEVE GIALLA LÌ |
STA’ ATTENTO A DOVE VANNO GLI HUSKY |
E NON MANGIARE QUELLA NEVE GIALLA LÌ” |
Ebbene, proprio in quel momento, amici |
Un cacciatore di pellicce |
Sbucato di sana pianta da una reclame |
Di sana pianta reclamistico |
Ebbe l’imperdonabile audacia di saltar fuori da dietro il mio igloo |
Cucù |
E si mise a colpire il mio cucciolo di foca prediletto |
Con una ciaspola, riempita di piombo per di più… |
Io dissi: |
“Di piombo… |
Piombo… |
Con una ciaspola… |
Riempita di piombo… |
Con una ciaspola, riempita di piombo per di più…” |
Ciaspola |
Lui disse “Cucù” |
Cucù |
“Di piombo… |
Piombo… |
Riempita… |
Riempita di piombo… |
Con una ciaspola, riempita di piombo per di più…” |
Ciaspola |
Lui disse “Cucù” |
Cucù |
Lui disse “Cucù” |
Cucù |
Sul mio cucciolo di foca prediletto |
Con una ciaspola, riempita di piombo per di più… |
E disse “Cucù” al cucciolo di foca |
Con una ciaspola, riempita di piombo per di più… |
E lo colpì sulla testa e lo colpì sulla pinna |
E lo colpì sul naso e lo colpì sugli occhi con una ciaspola |
E lui disse “Cucù” |
Questo mi incattivì quasi quanto può incattivirsi ▶ un ragazzo eschimese, sapete |
Così infilai la mano con il mio speciale guanto brevettato al grasso di balena di Nanook il Nordico |
E infilai la mano e appallottolai una manciata abbondante di… un guantone pieno di micidiale… |
Neve gialla |
Quella micidiale neve gialla da lì, proprio dove vanno gli husky |
Al che mi avventai |
E mi avventai di nuovo |
E mi avventai |
E saltai su e giù sul torace del… |
Aggredii il cacciatore di pellicce |
E presi il mio guantone pieno di micidiali fiocchi di neve gialla e mi misi a spalmargliela tutta sugli occhi porcini, con un vigoroso movimento rotatorio destinato a soppiantare lo spinarolo ▶ nella mitologia di Sydney, ehi! |
Fino a che quel… |
Fino a che… (Oh, state calmi, signore e signori) |
Fino a che il malvagio cacciatore di pellicce soccombette ai… micidiali cristalli gialli |
E disse: |
“Non vedo niente” |
Momentaneamente, non vedo niente |
“Non vedo niente” |
Momentaneamente, non vedo niente |
“Oh, povero me, che inconveniente” |
Io… momentaneamente, non vedo niente |
“E se c’è qualcosa di bello in TV?” |
Io… momentaneamente, non vedo niente |
“E, momentaneamente, non vedo niente” |
Io… |
“Ha preso un sorbetto di piscio di cane e me l’ha ficcato nell’occhio destro |
Ha preso un sorbetto di piscio di cane e me l’ha ficcato nell’altro occhio |
E la pipì di husky, cioè, la pipì di cane mi ha reso non vedente |
Momentaneamente |
E, maledizione, non vedo niente” |
Ebbene, il cacciatore di pellicce versava in pessime condizioni |
Non vedeva dove stava andando né nient’altro |
Ma gli stava bene, per aver preso a pugni il cucciolo di foca |
Però lui voleva vedere il film “La Guerra dei Mondi” |
No, no, “Il Giorno che la Terra Prese Fuoco” in TV quella sera |
Non se lo sarebbe perso per niente al mondo |
Ma non poteva vederlo |
E quindi doveva fare qualcosa per rimettersi in sesto |
Allora si ricordò di un’antica leggenda nordica |
Voi, amici, non sapete dov’è |
Ma un’antica leggenda delle Terre Nordiche |
Racconta che se ti succede qualcosa di brutto agli occhi |
Per colpa di un eschimese |
Devi arrancare attraverso la tundra |
Fino al Circolo Artico |
Al delta del fiume Columbia |
E cercare |
La parrocchia di Sant’Alfonso |
Santo patrono dei pescatori di osmeri di origini portoghesi |
E suo unico rappresentante vivente qui in Terra, amici |
Padre Viviano O’Blio, uomo di clero |
DAN-DAN-DAN! ▶ |
Il malvagio cacciatore di pellicce inizia quindi |
Ad arrancare attraverso la tundra |
E arranca attraverso la tundra |
Chilometro dopo chilometro |
Serpeggiando e sibilando e strisciando lungo il suo cammino |
Lento ma determinato, sì, sì, amici |
Fino alla parrocchia di Sant’Alfonso, ed ecco cos’è successo… |
Sì, eccoci qua! |
Alla colazione con frittelle per Sant’Alfonso |
Dove ho rubato la marijuana / margarina |
E ho pisciato sulle cartelle della tombola invece che nella latrina |
Ho visto una parrocchiana carina |
Entrare in scena come una regina |
Caspita, era tutta in ciniglia e il suo uomo era in Marina |
Abusando di un hamburger di salsiccia |
Lei ha detto: “Perché non mi maltratti?” |
(Fammi male) Fammi male (Fammi male) Fammi male (Fammi male, uh!) |
Alla colazione con frittelle per Sant’Alfonso |
Santo cielo! Che dici? |
Dove ho rubato la marijuana / margarina |
[Strumentale] |
Sant’Alfonso |
Sant’Alfonso |
Sant’Alfonso |
Sant’Alfonso |
Ah, Padre Viviano O’Blio |
Smagliante nel suo abito talare |
Stava sbattendo la pastella delle frittelle |
Che al suo gregge avrebbe fatto mangiare |
Sembrava piuttosto imbambolato |
(L’orologio si dimenticò di guardare) |
La sera prima |
Dietro la porticina |
Un folletto gli aveva accarezzato il camice / pistolino |
Scatenandogli una tale frenesia |
Che si mise a cantare ✄ “Serratura intorno al pentolino” |
E culminò con un… |
E culminò con un… |
E culminò con un… |
Inciampando nel suo pisellino |
Si compiacque quando s’irrigidì |
Sì, proruppe dal suo calzino |
“Oh, Sant’Alfonso sarebbe fiero di me |
Fiero di me” |
Gridò per strada lì vicino |
Il Signore sia con voi |
E con il tuo spirito |
Volete mangiare le mie turpi frittelle |
In onore di Sant’Alfonso? |
Sono soffici, bianche e delicate |
Entro stasera raccoglieremo soldi a palate |
Sono soffici, bianche e delicate |
Entro stasera raccoglieremo soldi a palate |
Sono soffici, delicate e marrone |
Sono le migliori del rione |
Sono soffici, delicate e marrone |
Sono le migliori del rione |
Buongiorno, Vostra Altezza ▶ |
Vi ho portato le vostre ciaspole ▶ |
Buongiorno, Vostra Altezza |
Vi ho portato le vostre ciaspole |
Molto, molto, molto molto veloce |
Alla colazione con frittelle per Sant’Alfonso |
Dove ho rubato la marijuana / margarina |
E ho pisciato sulle cartelle della tombola invece che nella latrina |
Ho visto una parrocchiana carina |
Entrare in scena come una regina |
Caspita, era tutta in ciniglia e il suo uomo era in Marina |
Abusando di un hamburger di salsiccia |
Lei ha detto: “Perché non mi maltratti?” |
Fammi male, fammi male, fammi male, oh! |
Alla colazione con frittelle per Sant’Alfonso |
Santo cielo! Carboni ardenti! |
Dove ho rubato… |
Oddio, dove ho rubato… |
Dove, dove, dove… |
Dove ho rubato la marijuana / margarina |
Ecco cos’ho fatto |
Mi sono diretto alla dispensa dove tengono le cose |
(Dovete immaginarvi che io sia il cacciatore di pellicce, capite, ragazzi e ragazze) |
E sono entrato lì e ho trovato la confezione di margarina |
Cercandola tentoni |
E l’ho riconosciuta perché c’era scritto ‘Imperial’ sulla confezione |
Voi non la conoscete ma… |
Lettere in rilievo e confezione di alluminio |
E ho tastato la piccola corona sul pacchetto |
E mi sono detto: “Deve essere questa” e ho allungato la mano e… |
Ne ho preso un… preso un tocco |
Me lo sono spalmato un po’ sul mio occhio destro |
E mi sono detto, hmm… “M”… |
“M” sta per il mistero e la maestosità della margarina |
E “A” sta per australopiteco |
Che un tempo potrebbe aver vissuto da queste parti |
Ed “R”… |
“R” sta per ratti, che sono gli esseri viventi a New York |
E poi c’è un trattino |
Che è qualcosa che potrebbe essere utilizzato per gratificazione erotica |
Da una disperatissima stenografa |
E poi c’è una “J” |
Oddio, oddio, c’è una “J” |
C’è “M-A-R”, un trattino, e una “J” |
E quella “J” sta per giubilo |
Perché ogni giorno ne abbiamo bisogno un po’ |
“M-A-R-trattino-J” una “U” |
E ovviamente, quella “U” sta sempre per voi |
Tutti quanti voi del pubblico |
Perché, se voi non foste qui |
Questo luogo sarebbe disabitato, che inizia anch’esso per “U” |
E poi abbiamo una “H” |
“M-A-R-trattino-J-U-H” |
“H” sta per arrapato in America, infoiato in Australia |
E poi un altro trattino |
Questo secondo trattino potrebbe essere utilizzato… |
Per che cosa potrebbe essere utilizzato il secondo trattino? |
Lisa saprebbe cosa farci con il secondo trattino |
Eh eh |
Prenderebbe il secondo trattino con un paio di pinzette |
E somministrerebbe agopuntura a qualche organo vitale |
E dopo un po’ l’agopuntura s’ingrosserebbe lì in basso |
Ma non ancora |
E poi dopo il secondo trattino c’è un’altra “R” |
C’è una “R” che sta per… |
Raymond! |
Raymond? Sì, sta per Raymond |
Buon compleanno, Raymond |
Raymond stasera ha vinto il nostro premio della lotteria |
Ha vinto un fazzoletto |
E poi c’è una “E” |
C’è una grossa, gigantesca, lunga, estesa, soverchiante |
Odiosa, onnipresente, commestibile “E” |
È una “E” all’ennesima potenza |
E poi c’è una “N” che è la “N” dell’ennesima potenza della “E” che avete appena sentito |
E poi alla fine di ‘margarina’ |
C’è una piccolissima, calante |
Superficiale, flemmatica ehm… |
È… (Volete sentire ‘cosmica’) |
È una “E” cosmica |
C’è una piccolissima “E” alla fine di ‘margarina’ |
E, accidenti, non appena finii di compitare ‘mar-ga-rina’ |
Presi quella cosa e me la spalmai sull’altro occhio |
Mi sentii subito meglio |
Ero guarito |
La miracolosa guarigione grazie alla margarina |
[Strumentale] |
Io, io ho rubato la margarina |
Beh, lo confesso, l’ho fatto |
Io, io ho rubato la margarina |
Lo confesso, l’ho fatto |
Non appena la mia vista si fu ristabilita, e infatti riuscii a vedere quel grande, forte, cosmico, film mozzafiato “Il Giorno che la Terra Prese Fuoco” in TV l’altra sera |
Iniziai subito |
A ringraziare colui che aveva reso possibile tutto questo, nientedimeno che Padre Viviano O’Blio, lo cercai nella parrocchia e lo trovai, stava in disparte, ed ecco cosa stava facendo: |
Padre Viviano O’Blio |
Era smagliante nel suo abito talare |
Stava sbattendo la pastella delle frittelle |
Che al suo gregge avrebbe fatto mangiare |
Sembrava piuttosto imbambolato |
(L’orologio si dimenticò di guardare) |
Perché la sera prima |
Dietro la porticina |
Un folletto gli aveva accarezzato il camice / pistolino |
E questo gli scatenò una tale frenesia |
Che si mise a cantare ✄ “Serratura intorno al pentolino” |
E culminò con un oh-oh-oh |
E culminò con un oh-oh |
E culminò con un oh-oh |
Inciampando nel suo pisellino |
Si compiacque quando s’irrigidì |
E proruppe dal suo calzino |
“Oh, Sant’Alfonso sarebbe fiero di me” |
Gridò per strada lì vicino |
Ebbene, non appena lo gridò, un bel po’ di persone accorsero e iniziarono a guardare quella cosa rosa che spuntava dal fondo del suo discreto calzino nero |
E tutti si raccolsero intorno a lui e iniziarono a osservarlo |
Lui tirò un po’ su la gamba del pantalone, così, stava… ehi, ragazzi e ragazze |
E dopo, per tranquillizzarli, avendo ciò… ciò scatenato in loro una frenesia, per tranquillizzarli gli fece un gesto segreto ad hoc che aveva imparato in un corso di specializzazione alla Scuola di Teologia |
Gli fece uno di questi |
Un paio di quelli |
Una mezza dozzina di Padre Nostro |
Ecco come andò |
Loro si tranquillizzarono |
Al che lui si rivolse a loro con un… accento pseudo-biblico, dicendo: |
(Suonate più piano dietro di me, ragazzi) |
“Unitevi al viaggio e nutritevi del mio coraggio!” |
[Strumentale] |
7. Forza eccentrifuga |
English Español | English Español |
[Note di Simon Prentis] Dopo la stroncatura degli imbrogli religiosi e pseudo-religiosi in “Detriti cosmici” e dopo la “Suite della neve gialla”, “Forza eccentrifuga” arriva quasi come per alleviare la tensione, benché possa anche essere letta come una vignetta autobiografica che traccia elementi della cosmologia personale di Frank. Questa versione è un montaggio scartato appena un pelo prima del montaggio finale; vale, comunque, il biglietto d’ingresso. Il titolo sembra un cozzo tra “forza centrifuga” ed “eccentrica”, è però un’espressione adatta: “eccentrico”, oltre a denotare qualcuno di strano o inusuale, letteralmente significa anche “fuori centro”; e una definizione standard della forza centrifuga è: “Una forza che spinge un oggetto in movimento in un percorso circolare a muoversi verso l’esterno, lontano dal centro del suo percorso”. Ammesso che sia appropriato concepire il percorso di Frank come circolare (vista la sua convinzione che il tempo fosse una costante sferica), la sua traiettoria l’ha però di sicuro portato lontano dal centro, e per fortuna: |
|
I testi continuano nella vena onirica della sequenza della “Suite della neve gialla”, con tutte le loro illogicità apparenti e i loro cambiamenti bruschi, ma il vortice di immagini approfondisce ulteriormente temi classici di Zappa: il parallelo tra la masturbazione e le frittelle di “Padre O’Blio” potrà anche essere scontato, ma dagli oblò della sua capsula (reminiscenza dell’astronave nello Studio Z ▲ e della “Luce blu”? ▲) vede soltanto dozzinalità, mentre butta uno sguardo gelido sullo sport e valuta le implicazioni microbiologiche del suonare con Korla Plancton e il suo turbante ingioiellato (un riferimento all’autenticamente falso Korla Pandit, un caposaldo dell’esotismo dozzinale della televisione monoculturale degli anni ’50). E se ci lasciamo davvero andare alle speculazioni, forse possiamo finanche capire che Tentacolo Cucciolo e la domanda sul suo mento riecheggiano sia nel mostro in “Dozzinalità” ▲ sia nel dilemma adolescenziale in “Tentando di farsi crescere il pizzetto / mento” ▲. |
La presenza di John Guerin alla batteria ha indotto qualcuno a concludere che le tracce di base fossero state registrate durante le sessioni di “Tope Calde” nel 1969; il Maestro del Caveau Joe Travers ha invece potuto confermare che anche questo pezzo è stato registrato negli studi Paramount nel luglio del 1972, durante una rara rimpatriata di Guerin per una jam session. Nella versione finale sopravvive soltanto la sua traccia di batteria; il basso principale è stato sovra-inciso da Frank e le fantasmagoriche evocazioni di Korla Pandit da parte di George Duke sono state aggiunte in seguito. |
Le nuvole sono veramente scarse |
Per come le vedo dagli oblò |
Alla base delle mie risorse |
Una mezza dozzina ne ho |
Che io ne abbia molte, qualcuno lo nega |
Visto che di sport non mi sono mai interessato |
Però nella mia forza eccentrifuga |
Non mi sento mai completamente isolato |
C’è sempre Korla Plancton |
Lui ed io possiamo suonare il blues |
E dopo lo guarderò lucidare |
Quel piccolo rubino che lui usa |
Si raddrizzerà il turbante |
E soffierà un po’ di moccio sopra |
A un organismo / organo unicellulare Hammond |
Sotto la mia scarpa |
Poi chiamerò Tentacolo Cucciolo / Tenducolo |
Gli chiederò se il suo mento è guarito |
Scoprirò come sarà il futuro |
Perché è lì che lui è stato |
Le sue zampine sono diventate lunghe e flessibili |
E le sue ventose si sono allineate perfettamente |
Quella volta che ha passato il confine |
Tra “a quel tempo” e “successivamente” |
8. Frontiera di energia |
English Español | English Español |
[Note di Simon Prentis] I pezzi rimanenti sono scarti e sfridi dalle sessioni originali di registrazione allo studio Bolic Sound di Ike Turner, alla fine del maggio 1973: brevi estratti stuzzicanti delle tracce di base usate per realizzare “Detriti cosmici”, “Non mangiare la neve gialla” e “Nanook la spalma”. È affascinante vedere il processo di montaggio, proprio come se si svolgesse davanti alle vostre orecchie, con la voce stanca di Frank alla fine dell’estratto di “Non mangiare la neve gialla” che lascia intuire tutto il lavoro dietro le quinte e l’umanissima fatica confluita nella produzione di queste favolose registrazioni. (Nota per lo Zappa Family Trust: molto di più di questo materiale, per favore - è la cosa che ci eccita di più…) |
Sono essenzialmente registrazioni originali in studio (anche se il nono pezzo ha delle sovra-incisioni) e, oltre a dimostrare che la struttura di base del pezzo era già abbastanza definita, la scoperta degna di nota non è tanto che Jack Bruce facesse parte della sessione ma quanto accuratamente sia stato cancellato il suo contributo: “Giù nella rugiada”, come pubblicato, presenta Frank da solo alle chitarre e al basso, e Jim Gordon alla batteria. |
Iniziamo dal quattro |
[Strumentale] |
9. Frontiera di energia |
English Español | English Español |
Sei |
[Strumentale] |
10. Frontiera di energia (Ponte) |
English Español | English Español |
[Note di Simon Prentis] Parliamo adesso del “ponte”, che ha di nuovo una chiara struttura di fondo nonostante sia finito sul secondo lato del disco come un ponte verso il nulla. Per dirla tutta, a questo punto: devo confessare che fin dall’inizio questo pezzo non mi è piaciuto. Frank stesso si era lamentato che Bruce fosse troppo “occupato”, e al mio orecchio il problema è proprio questo - Frank aveva bisogno di spazio per svolazzare e scendere in picchiata, mentre Bruce suona senza estendere quello spazio che prima, in quell’anno, Alex Dmochowski aveva offerto a Frank su “Gran Lesto”, per esempio. Che fosse o non fosse perché ignorasse le funzioni di base del basso - come Frank sostenne in seguito - sembra proprio che avesse altre cose per la testa. |
In questo senso è interessante ascoltare questo pezzo paragonandolo all’altro scarto (il decimo pezzo), nel quale Frank procede con cautela non riuscendo a decollare in mezzo a una tempesta ripetitiva di pompose note di basso. È anche istruttivo confrontare questo pezzo con “L’oceano è la soluzione definitiva”, dove la base di basso di Patrick O’Hearn, altrettanto densamente tessuta, permette a Frank di volare senza sforzo fino ai confini dell’universo. Ma Frank, in quanto fan dei Cream, forse pensava che questa sessione fosse ancora abbastanza interessante da essere all’altezza, anche se ridotta da otto a cinque minuti. Può anche avere strizzato l’occhio agli altri fan dei Cream. Secondo me, comunque, non funziona. |
[Strumentale] |
11. Detriti cosmici |
English Español | English Español |
Iniziamo |
[Strumentale] |
12. Non mangiare la neve gialla |
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Di essere un eschimese ho sognato |
Aveva iniziato a soffiare un vento gelato |
Sotto i miei stivali e intorno al mio alluce assiderato |
Il terreno sotto era morso dal gelo |
C’erano quaranta gradi sottozero |
E mia madre gridò: |
“Nanook, no, no” |
E mia madre gridò: |
“Nanook, no, no |
Non sprecare i tuoi soldi: non andare allo show” |
Beh, io mi girai e dissi: |
“OH-OH” |
Beh, io mi girai e dissi: |
“OH-OH” |
E l’aurora boreale balenò |
E mia madre mi guardò |
E disse: |
“STA’ ATTENTO A DOVE VANNO GLI HUSKY |
E NON MANGIARE QUELLA…” |
Bene. Energia sul secondo insieme di quelle note veloci. |
13. Nanook la spalma |
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Ebbene, proprio in quel momento, amici |
Un cacciatore di pellicce |
Che era di sana pianta reclamistico |
Ebbe l’audacia di spuntare da dietro il mio igloo |
14. Nanook la spalma |
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Qualcuno di voi saprà |
Che Sant’Alfonso è il santo patrono dei pescatori di osmeri |
Pescatori di O-S-M-E-R-I di origini portoghesi |
E che la sua parrocchia sta vicino al delta del fiume Columbia |
Che è un posto proprio curioso |
Ebbene, il cacciatore di pellicce doveva arrivare laggiù |
E fare un blitz nella dispensa |
E localizzare un elisir misterioso |
Camuffato da confezione di margarina |
Doveva scassinare la dispensa |
Tirarne fuori un panetto |
Spalmarsene un po’ su entrambi gli occhi deflitti |
E simulare così una qualche cura miracolosa |
Rimanete sintonizzati per la seconda parte delle nostre avventure |
Dove il cacciatore di pellicce sistema tutto |
Allegria! |
15. Ultime parole di Frank… |
English Español | English Español |
Bene. Secondo me ci siamo. |
Ah ah ah |
Ah ah ah. Ferma il nastro. |
Testi inglesi dal sito Information Is Not Knowledge. |